Il cuore del marchese

JuliaHepburn - Fantasy Romance

La vita di Edward de Weil, rinomato uomo d’affari, viene sconvolta quando ritrova Diane Lina, la ragazza che cerca da quindici anni. Da bambino, rimase affascinato dall’orfana che lo aiutò a superare la perdita della madre, ma il destino finì … altro


14 Episodi

Episodio 1

 

Edward de Weil, che cercava Diane Lina da quattordici anni, un giorno se la ritrovò davanti spontaneamente. Quel giorno, particolarmente intenso per Edward, lui si trovava davanti all’entrata principale dell’hotel Weil, con la fronte aggrottata, mentre si grattava il mento con la mano sinistra.

 

“Mio dio!”

 

Visto che non si era rasato da qualche giorno, la barba stava ricrescendo e la sentiva con le dita.

 

A causa delle proteste dei negozianti, lo sviluppo della parte vecchia del centro di Shire, dove dovevano sorgere i grandi magazzini Weil & Co, era in ritardo rispetto al programma, e lui aveva dovuto affrontare una giornata infernale dopo l'altra. Ora il duro lavoro era finalmente finito e stava per tornare a casa per la prima volta dopo tanto tempo.

 

Tuttavia, la carrozza che avrebbe dovuto portarlo a casa non era ancora arrivata. Edward tirò fuori dalla tasca un orologio per controllare l'ora. Era uscito dall’hotel già da due minuti.

 

Merda! Quando si paga qualcuno, è perché faccia il suo lavoro, no?

 

Pensò al suo segretario, James, e fissò la direzione dalla quale la carrozza sarebbe dovuta arrivare. Fu in quel momento che sentì una voce:

 

“Siete proprio voi, Edward de Weil?”

 

Era la voce di una donna, che arrivava dalla posizione opposta rispetto al suo sguardo.

 

“Come, prego?”

 

Edward girò e abbassò semplicemente gli occhi senza inclinare la testa, per guardare colei che era in piedi davanti a lui. Lei alzò il viso per fissare il proprio sguardo in quello di lui, pronta ad affrontare quella sfida visiva. Con quegli occhioni azzurri spalancati, lei lo osservava senza batter ciglio. Il viso pallido e delicato, incorniciato dai lunghi boccoli biondi, attirò poi l’attenzione di Edward. Se qualcun altro l'avesse vista, sarebbe stato sicuramente colpito dalla bellezza affascinante dei suoi lineamenti, ma Edward non mostrò alcuna emozione.

 

“Il signor Edward de Weil!” ripeté la donna.

“Cosa vuoi da me?”

 

La donna arrossì immediatamente a queste parole brusche e lanciò un'occhiata a Edward. Quest'ultimo, impassibile, la guardò arrossire e fece un passo nella direzione da cui doveva arrivare la carrozza. Un attimo dopo, però, si fermò di botto. Girò improvvisamente la testa e osservò meglio il volto della donna. Il suo, che non aveva mostrato alcuna emozione particolare, come se stesse guardando un oggetto inanimato, cominciò a brillare di una strana luce.

 

Inclinando leggermente il capo, anche lui alla fine allargò gli occhi, continuando a scrutare il volto di lei.

 

“Tu…”

 

Il ricordo della ragazzina scarlatta che aveva conosciuto quindici anni prima si sovrappose chiaramente al volto arrossato della giovane donna.

 

***

 

Quindici anni prima, Edward, allora undicenne, era seduto nella mensa che fungeva da sala polivalente dell'orfanotrofio di Lina. La serata di beneficenza, l'evento annuale più importante del luogo, era in pieno fermento.

 

“Mi annoio.”

 

Edward, che stava assistendo allo spettacolo preparato dai bambini per la visita dei nobili benefattori, ripeteva questa frase da diversi minuti. Clack! Una gamba di Edward, muovendosi irrequieta, colpì la sedia di fronte a lui. Su quella sedia sedeva suo padre, il duca de Weil. Sorpreso dalla botta, il duca si girò con rabbia, gli occhi pieni di severità.

 

“Edward!” disse con voce secca e decisa.

“Mi annoio! Perché devo stare qui?”

 

Edward, insensibile all’espressione severa e al tono autoritario del padre, protestò con vigore. Il viso del duca si corrugò ancora di più a causa della sua voce fin troppo alta. In quel momento, il marchese de Jude, seduto accanto a lui, indicò la ragazza che interpretava la protagonista della commedia in corso davanti a loro e chiese al duca:

 

“È lei, giusto? La bambina migliore di questo orfanotrofio, per questo le è stato dato il ruolo principale, non è vero?”

 

Il marchese, che era venuto con l'intenzione di adottare uno dei pensionanti, aveva un'espressione molto seria. Il duca, costretto a distogliere lo sguardo dal figlio, annuì meccanicamente.

 

Adrian, il figlio del duca, che osservava la scena seduto in una posizione impeccabile, riprese Edward:

 

“Ed! Questi bambini devono essersi dati molto da fare per preparare tutto ciò, quindi comportati bene e guarda. Vuoi davvero essere sgridato da papà?”

“Guardalo tu, caro fratello. Io non ci riesco. È noioso! Inoltre, quella bambina ha avuto la parte della protagonista, ma non conosce nemmeno le sue battute. Forse è stupida?”

 

Adrian scosse la testa per le parole e l'atteggiamento imbronciato del fratello minore. Edward smise di dondolare le gambe, ma continuò a fissare il soffitto, con la testa all'indietro, e scrollò le spalle prima di lasciarle ricadere pesantemente. Poi, all'improvviso, con voce animata e occhi lucidi, dichiarò con entusiasmo:

 

“Me ne vado.”

“Come, prego?”

 

Non appena ebbe finito di parlare, Edward scivolò dalla sedia e strisciò verso la porta d'uscita.

 

“Ehi! Ed!”

 

Adrian chiamò dolcemente il fratello lanciando un'occhiata al padre seduto di fronte a loro, ma Edward fece finta di non sentire e uscì dalla sala. Adrian lanciò di nuovo un'occhiata furtiva al padre. Fortunatamente, sembrava così assorto nella sua conversazione con il marchese che non se ne accorse.

 

Dovrò andare a prenderlo prima della fine dello spettacolo.

 

Adrian sospirò piano a quel pensiero.

Essendo tutti riuniti nella sala comune, non c'era nessuno che potesse fermare Edward. Al piano terra c'erano solo la sala comune, la cucina e l'ufficio della direttrice. Edward si diresse verso le scale. Fino a quel momento era stato indifferente, ma spalancò gli occhi quando raggiunse il secondo piano. Un rumore proveniva da una delle stanze in fondo al corridoio.

 

“Snif… Uè uè!”

 

Sembrava che qualcuno stesse piangendo. Si avvicinò alla porta da cui proveniva il rumore e la aprì. Una bambina era seduta su un letto e piangeva. Cosa succede? E questa cosina rossa? Prima ancora di notare i capelli biondi e gli occhi azzurri, Edward fu colpito dalle lacrime che scendevano da quel viso arrossato. Si rivolse alla bambina:

 

“Ehi, fragolina!”

 

La bambina, forse perché non lo aveva sentito o perché era troppo presa dal pianto, non rispose e continuò a singhiozzare.

 

“Ehi, perché piangi? Tutti gli altri sono di sotto, ma tu hai avuto un trattamento speciale perché sei una fragola?”

 

A queste parole, il pianto della bambina raddoppiò d'intensità. Il rumore era così forte che Edward pensò che di quel passo avrebbe riecheggiato lungo il corridoio fino alla sala comune. Entrò di corsa nella stanza e si chiuse la porta alle spalle.

 

“Ehi! Perché stai piangendo?”

“Non sono una fragola! Io odio le fragole! Ti dico che le odio! Non chiamarmi così! Se mangio le fragole mi trasformerò in una fragola, pensi che ne abbia voglia? Uèèè!”

 

La bambina aveva iniziato a urlare ancora più forte. Edward rabbrividì e deglutì. Non aveva mai parlato con le ragazze, tanto meno con una che piangeva così tanto. Sembrava che il fatto di averla chiamata “fragola” l'avesse turbata ancora di più.

 

Edward si voltò verso la porta che dava sul corridoio e gridò come se cercasse di soffocare il pianto della bambina con la sua voce:

 

“Ehi! Vuoi smetterla di gridare?”

“… Uèèè!”

 

Per un breve momento il pianto della bambina sembrò fermarsi mentre i suoi occhi si aprivano, ma quasi subito scoppiò in singhiozzi ancora più forti.

 

“Va bene, scusa!”

 

Le parole che Edward non pronunciava di solito gli sfuggirono di bocca. In quel momento, la bambina smise di piangere. Approfittando di quel silenzio inaspettato, dopo essere stato così inorridito dal suo pianto, Edward sussurrò a bassa voce:

 

“Non sei una fragola, d’accordo. Non lo sei. Non ti metterai a piangere, vero?”

 

Quando la bambina fissò Edward, quest’ultimo distolse lo sguardo e abbassò gli occhi verso il pavimento.

 

“E tu chi sei?”

“Perché vuoi saperlo, piagnucolona?”

“Non sono una piagnucolona!”

 

La voce della bambina si fece più alta ed Edward tacque immediatamente.

Lei lo guardò con diffidenza, strizzando gli occhi, ma la sua espressione si addolcì subito e chiese:

 

“Sei uno dei giovani nobili venuti per l’evento di beneficenza?”

“E tu sei un’orfana?”

“… Sì.”

 

Il volto di Edward si bloccò alla risposta della bambina

 

Perché ho fatto questa domanda?

 

Senza sapere bene perché, lo invase un sentimento di rimorso.

 

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