Amore maledetto

W.9 - Fantasy Romance

Diana ha trascorso tutta la vita rinchiusa in una torre, prigioniera del padre. Un giorno, lui decide di liberarla… soltanto per venderla al misterioso duca Neoan. Se pensava di venire offerta come semplice compagna di una notte, presto scopre che … altro


22 Episodi

Episodio 1

 

Diana Acaria era la figlia di un barone povero.

 

Suo padre, il barone Acaria, si era prefissato l’obiettivo di spezzare la spirale di povertà prima di passare a miglior vita. Era per quello che desiderava un figlio maschio, nella speranza di riuscire a riportare la famiglia alla gloria.

Tuttavia, quando Diana raggiunse l'età adulta, e nel frattempo non era nato alcun figlio maschio, la famiglia del barone Acaria si disintegrò miseramente.

 

“Quando ha detto di voler vendere qualcosa, si riferiva... a sua figlia?”

 

Era il giorno del ventiduesimo compleanno di Diana.

 

Era stata costretta dal padre a recarsi al maniero del Granduca Neoan, a nord della capitale dell'Impero Iftan.

 

Il segretario del duca aggrottò le sopracciglia quando si rese conto che ciò che il barone era venuto a vendere non era altro che sua figlia, ma non ci mise molto a ricomporsi. Abbassò lo sguardo sui documenti che teneva in mano e iniziò a parlare con una voce spaventosamente fredda.

 

“Per noi non ha importanza. Tuttavia, questa volta Sua Altezza, il Granduca, ha insistito affinché lei firmasse un contratto. Era molto a disagio dopo la sua ultima transazione e suppongo che lei capisca meglio di chiunque altro il perché.”

 

Il segretario, con lo sguardo fisso sulle pagine, parlava con un tono terribilmente formale.

 

“Certo, è ovvio. Devo firmare. Lo farò senz’altro.”

 

Per quanto fosse stato oppressivo e violento nei confronti della figlia per tutta la vita, il padre stava ora assumendo un atteggiamento servile nei confronti del segretario del Granduca.

 

Diana guardò suo padre agitarsi pateticamente davanti a lui, con un'espressione indifferente. Poi, senza nemmeno rendersene conto, si lasciò sfuggire un sorrisetto.

 

Dopotutto, l'ultima transazione non doveva essere stata molto diversa dalla situazione disgustosa che stava avvenendo in quel preciso istante.

 

Suo padre aveva fatto della vendita clandestina di donne la sua attività principale per tutta la vita. Proprio come quel giorno, vendeva le donne a rispettabili famiglie nobili o a vecchi sdentati che vivevano in terre lontane, purché gli portassero denaro.

 

Quelle donne venivano vendute per diventare amanti, giocattoli o, a volte, anche semplici domestiche. Se tutte le donne che aveva venduto si fossero messe in fila, ce ne sarebbero state abbastanza da poter fare il giro dell'Impero.

 

“Come saprà bene, Sua Altezza il Granduca non cerca semplicemente una compagna per i piaceri notturni.”

 

Il segretario, un uomo dal viso magro e con gli occhiali, esaminava Diana meticolosamente mentre parlava. Non sembrava curarsi affatto dell’immoralità della situazione che vedeva un padre vendere la propria figlia.

 

A prescindere dai suoi legami familiari, Diana era considerata un bene di alta qualità. Oltre a essere bella, aveva anche una reputazione immacolata, il che era sbalorditivo per la figlia di un barone il cui comportamento era notoriamente sordido.

 

Il barone aveva tenuto Diana rinchiusa in una torre del loro maniero per la maggior parte della sua vita, come se l'avesse cresciuta al solo scopo di poterla vendere un giorno.

 

In risposta all'osservazione implicita dell'assistente, il barone annuì rapidamente.

 

“Sì, certo. Capisco perfettamente. È mia figlia, le assicuro che non ci saranno problemi.”

 

Il segretario, che l'aveva scrutata attraverso gli occhiali come se la stesse mettendo alla prova, si decise a distogliere finalmente lo sguardo da lei.

 

“Rugio, consegna il deposito al barone Acaria. Come sa, barone, il saldo sarà versato solo dopo l'approvazione finale. La contatteremo allora.”

“Certamente.”

“Merthy, accompagna la signorina Diana nella sua stanza.”

 

Come sempre, il barone Acaria fu spietatamente crudele con sua figlia. Mentre Rugio, l'uomo che aveva consegnato il deposito e la ricevuta, svolgeva il suo compito, il barone non rivolse a Diana nemmeno un ultimo sguardo.

 

Non appena intascato il denaro, lasciò la residenza canticchiando tra sé e sé.

 

E fu così che, nel giorno del suo ventiduesimo compleanno, Diana Acaria venne venduta a poco costo al Duca Necta Neoan.

 

* * *

 

Erano passati tre giorni da quando Diana era stata venduta al duca Neoan.

 

Si aspettava che sarebbe stata trattata in modo orribile appena arrivata ma, al contrario, non arrivò alcuna convocazione da parte del Granduca.

 

Furono tre giorni tranquilli, che Diana trascorse nella stanza assegnatale dalla governante Merthy, leggendo libri.

 

“Se ha bisogno di altri libri, me lo faccia sapere. È anche la benvenuta a passeggiare in giardino, se lo desidera. Basta che me lo faccia sapere in anticipo, così che possa mandare una domestica ad accompagnarla.”

 

Era ciò che la governante le aveva detto il primo giorno, quando le aveva mostrato la sua stanza.

La stanza si trovava al secondo piano di un padiglione adiacente ed era sorprendentemente grande, fin troppo per una donna che era stata venduta per una semplice avventura di una notte.

 

Mentre nella sua torre era difficile mangiare tre pasti al giorno, lì non solo i pasti erano regolari, ma erano anche accompagnati da vari dessert a ogni servizio.

 

Quando faceva il bagno, veniva assistita da una domestica. I suoi abiti, seppur modesti, erano sempre impeccabili e nuovi, e ogni giorno nuovi fiori adornavano sua stanza.

 

Non capiva il perché, ma il trattamento che riceveva era così meticoloso che si chiese se fosse stata davvero venduta come semplice intrattenimento notturno.

 

Sembrava tutto molto strano, ma la cosa più sorprendente era che nell'alloggio c'erano diverse altre donne nella stessa situazione.

 

“Com’è stata venduta?”

 

Un giorno, mentre passeggiava nel piccolo giardino vicino alla dépendance, una donna che sorseggiava del tè sotto un pergolato color avorio notò Diana e la chiamò.

 

Non era una domanda qualunque e Diana, incapace di ammettere di essere stata venduta dal proprio padre, fu colta di sorpresa.

 

La donna, notando il suo imbarazzo, continuò a parlare in modo volgare.

 

“Sono stata venduta da un mercante di schiavi. La verità è che ero terrorizzata quando sono arrivata, mentre ora vorrei vivere qui per sempre.”

“Ah, capisco.”

“Non è d'accordo? Qui si viene trattate quasi come giovani nobildonne. Non avevo mai conosciuto un simile lusso prima.”

 

Diana annuì. Anche lei preferiva rimanere in quello strano luogo, lontana dagli abusi del padre e dalla piccola finestra della sua torre buia, illuminata a malapena dalla luce del giorno.

 

Quando era rinchiusa nella torre, le era proibito leggere e camminare. Poteva uscire solo quando il barone Acaria la convocava.

 

Ma negli ultimi tre giorni, Diana aveva sperimentato una pace che non aveva mai conosciuto prima. Passeggiava ogni volta che lo voleva, gustava tre pasti deliziosi al giorno e, per la prima volta in vita sua, si addormentava serenamente dopo aver letto fino all'alba.

 

“Purtroppo, credo che domani mi cacceranno. Sarà il mio decimo giorno qui.”

“Il suo decimo giorno?”

“Ah, non lo sa ancora, vero? Dal decimo giorno, a mezzanotte, arriva una chiamata dal maniero principale.”

“Il maniero principale...?”

“La camera da letto di Sua Altezza, il Granduca.”

 

A quelle parole, Diana si lasciò sfuggire un sospiro.

 

Poi annuì interiormente. Non c'era nulla di sorprendente. Dopotutto, era per quel motivo che era stata venduta.

 

La cosa strana era che aveva trascorso quei giorni in totale tranquillità, nonostante sapesse bene il motivo della sua presenza lì.

 

“La verità è che, da quando sono arrivata in questa dépendance, nessuna donna ha superato la decima notte senza essere licenziata. Immagino che sarà lo stesso per me.”

 

“Perché sono state cacciate?”

 

Chiese Diana con tono amareggiato. La donna alzò le spalle e sorrise.

 

“Non lo so. Forse dopo una notte si stufa.”

 

Il che significava che era possibile rimanere lì, qualora si riuscisse a “superare” la notte?

Diana alzò lo sguardo e osservò con calma il paesaggio tranquillo.

 

Quindi, potrei continuare a vivere qui... se riuscissi a soddisfare il Granduca durante la notte?

 

A quel pensiero, le sfuggì una piccola risata.

 

Naturalmente non sarebbe successo. Non aveva né una personalità accomodante per accontentare chicchessia, né esperienza con l'intimità.

 

Quindi, al decimo giorno, proprio come tutte le altre donne prima di lei, Diana sarebbe stata espulsa dall'alloggio.

 

Ed è così che tornerò da mio padre.

 

In quella torre buia, dove nessuno è mai arrivato.

 

L'idea la demoralizzava. In realtà, era da tempo che aveva ormai perso ogni speranza di vivere.

 

* * *

 

Erano passati dieci giorni e, proprio come la donna aveva previsto, finalmente arrivò una chiamata dal Granduca.

 

“Signorina Diana Acaria, Sua Altezza il Granduca di Neoan la convoca. La prego di seguirmi.”

 

Era la prima volta che metteva piede nella casa principale.

 

Durante la lunga e silenziosa camminata attraverso il corridoio buio e interminabile, non ci fu alcuno scambio di parole.

 

Avrebbe dovuto essere terrorizzata, invece Diana si sentiva incredibilmente e stranamente calma.

 

Quando la domestica si fermò davanti a una porta massiccia, Diana non poté fare a meno di pensare a quanto fosse imponente.

 

La governante parlò allora con voce profonda, rivolgendosi alla porta:

 

“Sua Altezza, l'ho accompagnata.”

 

Criii.

 

Immediatamente la porta si aprì come se qualcuno l'avesse spinta dall'interno.

 

Non appena intravide l'interno della stanza, Diana si bloccò istintivamente.

 

Nel corridoio, i candelabri appesi a intervalli regolari offrivano un po' di luce, ma nella stanza del Granduca c'era solo buio, nient'altro.

 

L'oscurità la spaventava. Prima di arrivare lì, aveva trascorso giornate intere chiusa in una torre, all'oscurità, ma non era mai riuscita ad abituarcisi.

 

Col pallido chiarore della luna, intravide vagamente una figura china sul letto.

 

Una sagoma massiccia, con la pelle che scintillava alla luce della luna.

 

Era a torso nudo, i suoi occhi scuri e minacciosi brillavano nell'oscurità come quelli di una bestia.

 

Diana trattenne il respiro, fissando l'ombra di quell'uomo...

 

Bam!

 

La porta si chiuse alle sue spalle. La domestica aveva lasciato la stanza.

 

L'uomo, che l'aveva fissata a lungo in silenzio, alla fine le impartì un ordine con voce profonda nell'oscurità:

 

“Vieni sul letto.”

 

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