Book Thief - Fantasy Romance
Il loro amore è una parentesi rubata al destino, condannata fin dall’inizio. Sylvia e Noël lo sanno, ma scelgono di vivere segretamente la passione finché c’è tempo. Figlio di un visconte, Noël è destinato a sposare una nobildonna del suo … altro
La tristezza della notte era una promessa di dolcezza per la coppia abbracciata.
“Ah.”
La ragazza fu la prima a emettere un sospiro dopo un bacio appassionato. Il giovane approfittò di quell’istante di tregua per far scivolare le labbra umide verso il collo di lei.
“Oh!”
La giovane sussultò. La sensazione della bocca calda del suo amante sulla clavicola era elettrizzante. Chiudendo gli occhi, lo strinse con passione. La sua sottoveste era già fradicia.
“Ti piace?” mormorò lui con malizia.
Le sue pupille brillavano come argento puro finemente levigato. Mentre tutti gli altri vedevano nei suoi occhi solo un grigio lugubre, la ragazza stretta nel suo abbraccio vigoroso gli aveva trovato un nuovo nome: il mio padrone, il mio caro padrone dagli occhi d’argento.
“Ehm… sì.”
Sylvia rispose con franchezza, senza la minima esitazione. Dopo tutti quei momenti di piacere intenso trascorsi a baciarsi, mordersi e leccarsi, sarebbe stato assurdo negare la verità.
Noël abbozzò un sorriso e avvicinò il volto a quello di Sylvia. Lui, che pareva sempre così fragile, in quell’attimo emanava una sensualità sconvolgente che fece palpitare il cuore della giovane. Era un privilegio. Solo lei poteva scorgere quella parte nascosta della sua personalità.
“Se non ti piacesse, non reagiresti così” replicò Noël a bassa voce.
L’uomo strinse Sylvia a sé e la adagiò delicatamente sul letto. Un gesto molto devoto, ma carico di una passione intensa. Un paradosso inebriante che la affascinava ogni volta.
Noël la trattava come una dea, una creatura di splendore e nobiltà incomparabili, degna di un’adorazione senza limiti. Tuttavia, nei suoi occhi ardeva la fiamma di un desiderio bestiale. Il suo amore era un equilibrio instabile, al confine tra il profano e il sacro.
“Non saresti così bagnata se non ti piacesse, non credi?”
“Ehm…”
Dopo aver giocato con la tentazione, il giovane sollevò la gonna di Sylvia con un gesto deciso, rivelando le sue gambe lisce e gli slip bagnati. Noël le accarezzò con delicatezza il basso ventre, facendole tremare tutto il corpo.
“Ah… Oh… padrone.”
“Abbi pazienza. Non ti ho nemmeno spogliata.”
Gli occhi azzurri di Sylvia erano velati di lacrime. Non erano stille di pianto date dal disgusto o dal dolore, e Noël lo sapeva. Altrimenti, non l’avrebbe mai trattata in quel modo. L’idea di imporre qualcosa alla sua preziosa e adorabile Sylvia non era concepibile per lui.
“Sei bagnata fradicia.”
Lui si permetteva quell’audacia perché sapeva che lei piangeva di piacere. Le aveva lasciato indosso gli slip solo per stuzzicarla, accarezzandone unicamente il tessuto.
Attraverso quell’ultima barriera di stoffa, la giovane avvertì un calore irresistibile invaderle il corpo. Gettò la testa all’indietro e sentì i muscoli contrarsi fino alle dita dei piedi. Diversi gemiti sfuggirono dalle sue labbra umide.
“Ah… Oh… Mmh.”
“Faresti meglio a risparmiare i gemiti, Sylvia” suggerì Noël.
Alla fine le tolse la biancheria intima. Apparve un delicato cespuglio punteggiato di piccole perle chiare. Nel mezzo vi era una delicata linea di carne rosa.
“Ho appena iniziato.”
La voce del giovane si fece più roca, simile al rantolo di una bestia in calore guidata dai suoi istinti primordiali.
Le dita che avevano solo sfiorato gli slip si avventurarono nella calda profondità dell’intimità di lei. Prima una, poi due dita riempirono l’interno palpitante della ragazza.
“Ah! Ah!”
Sylvia tentò di soffocare i suoi gemiti di piacere. Sapeva che non erano soli nella dimora. Dietro ogni muro si celavano occhi curiosi e orecchie attente, pronti a scrutare ogni minimo movimento del vice padrone e della sua domestica.
Che cosa avrebbero pensato le persone se avessero scoperto che, da diversi giorni, il secondogenito della nobile famiglia Lanwood aveva una relazione con la sua inserviente?
Non voleva saperlo. Il loro rapporto era iniziato nel massimo segreto e doveva finire allo stesso modo, con discrezione. Sylvia e Noël l’avrebbero interrotto molto prima che si potessero diffondere voci.
La tristezza della notte era una promessa di dolcezza. Pur consapevoli del fatto che quelle dolcezza e tristezza li avrebbero portati a un’inevitabile separazione, non erano in grado di fermarsi.
“Oh, mio padrone!”
Tutto il corpo di Sylvia tremò. Le lacrime, che fino a quel momento si erano trattenute tra le sue ciglia, ora le scorrevano lungo il volto come perle scintillanti. Un liquido caldo e denso fuoriusciva dalle sue parti intime, producendo un suono umido e indecoroso. Noël, tutto sudato, ritirò le dita con una lentezza calcolata. Il piacere era quasi insostenibile per la giovane. Stesa sul letto, le gambe divaricate, emise un altro gemito.
Noël fissò Sylvia negli occhi. Ammirava il suo viso arrossato della stessa sfumatura delicata di un lampone. Portò le dita lucide alla bocca e le leccò con provocazione.
“Ah, padrone” sospirò lei.
Quel semplice gesto la fece impazzire di piacere. Le sue braccia tremanti afferrarono il colletto di Noël.
“Noël.”
Lo chiamò per nome, un lusso che si concedeva solo in rare occasioni. Lui la incoraggiava sempre a farlo nell’intimità, ma Sylvia rifiutava.
“El.”
La donna preferiva sussurrare il suo soprannome. Era uno sforzo, un confine che si imponeva per restare ancorata alla realtà.
“El, presto. Rimetti le dita.”
Lui era il padrone. Lei non era che una dipendente. Un’invalicabile barriera sociale li separava. Lo sapevano, ma avevano scelto di trasgredirla perché si amavano più di ogni altra cosa. Non potevano più ignorarlo.
“El, sbrigati.”
Lo abbracciò, cercando di posticipare il più possibile l’inevitabile momento della separazione, concentrandosi sulla felicità dell’istante presente. Continuava a ripetersi quelle frasi.
Non dimenticarlo. Un giorno, dovrai lasciar andare quest’uomo. Dovrà sposare un’altra donna aristocratica scelta dalla sua famiglia.
Si ostinava a chiamare Noël padrone per non dimenticare mai quella dolorosa verità. Anche nel culmine dell’estasi, quando i loro corpi erano ormai uniti, evitava di usare il suo nome.
A volte, Sylvia si divertiva a provocarlo. Con gli occhi che brillavano di desiderio, sussurrava il soprannome del suo amante, slacciandogli la camicia un bottone alla volta.
“Ah, tu…”
Questa volta fu Noël a gemere. Il suo pene cresceva sempre di più. La carne gonfia premeva contro il tessuto dei pantaloni, rendendo il contatto insopportabile.
“Noël.”
Sylvia continuava con i sussurri seducenti. La sua mano accarezzò le clavicole del giovane, per poi scivolare lentamente verso il basso. Inserì la mano nella camicia aperta dell’uomo, accarezzandogli l’intero petto fino a raggiungere il basso ventre. Senza preavviso, afferrò il suo pene.
Noël tentò di protestare, ma presto si interruppe. Le parole che stava per pronunciare furono sostituite da gemiti animaleschi. Sylvia sorrise maliziosa e disse con una certa sicurezza:
“Te lo dovevo.”
Iniziò ad accarezzargli il pene ormai indurito. Lo toccava attraverso il tessuto dei pantaloni, imitandone i gesti. Era un piacere molto diverso rispetto al contatto con la pelle nuda.
“È la stessa cosa che mi hai fatto prima, o sbaglio?”
La donna continuava a stimolarlo. A ogni carezza, Noël sentiva i suoi genitali ingrandirsi. All’improvviso, spalancò la bocca e si gettò su di lei, come una bestia furiosa desiderosa di divorarla tutta.
Gemettero entrambi. La vista di Sylvia si annebbiò, invasa da una sensazione straordinaria, un piacere ancora più intenso rispetto alle carezze attraverso il tessuto. In un attimo, si liberarono dei vestiti ingombranti. Noël strappò l’uniforme di lei, quasi a volerla liberare dalle sue impurità. Rivelò i capezzoli turgidi sui suoi seni rotondi, un bel ventre liscio e una vita sottile.
“Padrone, deve anche spog… Angh!”
Sylvia gridò non appena Noël, come un predatore affamato, iniziò a divorare i suoi seni con la stessa foga con cui l’aveva baciata sulla bocca e sul collo. I suoi baci lasciavano segni rossi sulla pelle candida di lei.
“Sylvia…”
L’uomo la strinse con un desiderio misto a disperazione, mentre la donna, incapace di trovare le parole, afferrò i bottoni della sua camicia.
“Togliti tutto.”
Lui emise un gemito con voce roca e guidò la mano di Sylvia verso la sua cintura. Obbediente, lei slacciò la fibbia. Noël si sfilò i pantaloni in fretta.
La camicia si aprì nello stesso momento, rivelando un petto muscoloso e ben scolpito. Nonostante l’apparente fragilità conferitagli dalla sua magrezza e dalla pelle pallida, il corpo di Noël era attraente e robusto.
Sylvia lo baciò sul petto. Lui si tolse la camicia con un gesto brusco e la gettò a terra.