Alla mercè di un boss della mafia

Hobak - Boys Love

Taehyeon, leader dell’organizzazione criminale più potente della regione, incrocia una sera la strada di Jaehui, un giovane dall’aura magnetica. Il loro primo incontro si trasforma subito in un momento di passione travolgente. Ma se a Jaehui basta una sola notte … altro


19 Episodi

Episodio 1

 

L’apocalisse ha spazzato via il mondo, ma non nel modo in cui ci saremmo immaginati.

La popolazione non era stata decimata, non c’erano state carestie né epidemie.

La nostra società si era gradualmente ammalata.

 

La polizia e l’esercito non riuscivano più a proteggere gli abitanti e i confini non avevano più alcun significato. Lo stato, corrotto, aveva perso il controllo e la gente era stata costretta ad abituarsi a poco a poco alla nuova situazione senza lamentarsi. Al posto delle leggi erano state stabilite delle regole e la nuova società non aveva avuto altra scelta che adattarsi.

 

Come spesso succede nei videogiochi, le organizzazioni criminali avevano preso il controllo

delle città, rendendo la droga e il crimine la norma.

Chi non prendeva parte a questo gioco, era condannato a condurre una vita ordinaria.

 

Il mondo è caduto in rovina ormai, pensò Jaehui.

 

Osservare quei tossici che giacevano per strada in mezzo a persone normalissime che sembravano condurre una vita onesta - anche se, a ben guardare, onesta non era affatto - rafforzò la sua idea.

 

Normalissime? Le organizzazioni criminali lo erano sicuramente, mentre l’umanità era destinata a marcire e scomparire. In questo nuovo mondo i ricchi si alleavano fra loro e bramavano un potere sempre maggiore, prova tangibile del loro delirio. Il popolo invece venne gradualmente sopraffatto dalla follia e camminava sui cadaveri che disseminavano le strade ormai in rovina.

 

Jaehui viveva nella zona di Seohan, che per un periodo era stata chiamata “Corea del Sud”. A differenza di quanto accadeva in passato, il concetto di “Stato” era diventato confuso e le razze e le lingue avevano perso ogni significato, cosicché i nomi dei Paesi non avevano più alcuna importanza.

Jaehui aveva i capelli neri, un tratto distintivo degli abitanti che un tempo vivevano in questa zona, ma i suoi occhi azzurri tradivano un’origine straniera. Il crollo progressivo degli Stati e delle società liberò la maggior parte delle persone dalla discriminazione. Era una situazione paradossale.

 

“Non preferiresti restare a casa, anziché uscire e fare cose stupide?”

 

Jaehui disprezzava quei farabutti avidi di potere persino in un mondo in rovina. Li soprannominava “i mostri”, anche se lui non era da meno. Se il mondo fosse diventato pieno di pazzi, Jaehui e suo fratello maggiore ne sarebbero stati i capibanda. Per prendere in giro il fratello, che gli assomigliava molto, Jaehui gli mandò un bacio prima di fargli il dito medio. Anche se era suo fratello maggiore, in una società del genere, non era altro che un ostacolo da superare nell’arrampicata sociale del nuovo universo.

 

“Sì, quello, ad esempio”.

“Fatti gli affari tuoi. E comunque, che te ne frega?”, replicò Jaehui.

“Beh... Stai facendo un sacco di casino nella nostra organizzazione”.

“Se fosse davvero colpa mia, l’organizzazione sarebbe crollata secoli fa”.

 

Jaeyun, il fratello maggiore di Jaehui, lo fissò con i suoi grandi occhi.

 

Quanto mi fai paura!, pensò Jaeyun, fingendo di essere spaventato e alzando le mani in aria.

 

Il suo fratellino era un’arma a doppio taglio. In effetti, era un’ottima arma, se usata correttamente; peccato che non perdesse occasione per trasformarsi in un carnefice e ribellarsi persino a lui. Spesso e volentieri, gli causava grane. A volte Jaeyun pensava che, se Jaehui non fosse stato suo fratello, lo avrebbe ucciso da tempo. Schioccò la lingua.

 

Se si dovessero nominare le due maggiori organizzazioni criminali di Seohan, tutti risponderebbero Cheongwi e Banwol senza la minima esitazione. La Cheongwi era coinvolta in tutto ciò che era pericoloso e illegale, mentre la Banwol dominava il mercato della droga e il traffico di esseri umani. Sebbene si dicesse che Seohan sopravvivesse proprio grazie a queste due organizzazioni, la realtà era ben diversa.

 

Jaeyun era il nuovo capo della Banwol. In passato, l’organizzazione veniva considerata un’impresa familiare, dato che il suo braccio destro era suo fratello. Jaehui lo spalleggiava nelle incursioni nei luoghi frequentati dalla feccia della società. Ora però, guardando meglio, quel famigerato braccio destro era diventato la sua principale minaccia e l’impresa familiare una famiglia distrutta.

 

In altre parole, Jaehui era così forte che avrebbe potuto rovesciare l’organizzazione e tradire il fratello maggiore alla prima occasione.

 

A differenza della Banwol, la Cheongwi, di cui Jeon Taehyeon era il boss, era famosa per la sua gerarchia perfetta e solida. I suoi membri si spostavano sempre insieme e, anche se crudeli, trattavano bene i loro subordinati, sebbene lo facessero solo per dare l’impressione di avere un cuore. La loro struttura interna li teneva uniti, rendendo le infiltrazioni molto difficili.

 

“Vecchio rimbambito!”, esclamò Jaehui con sarcasmo, non appena il fratello uscì sbattendo la porta.

 

Il ragazzo si sdraiò sul divano. Era appena tornato dalla sua missione, durante la quale aveva distribuito una droga nuova, fatta da lui, nei bassifondi della Cheongwi. Con un po’ di fortuna, avrebbero incolpato la Banwol e suo fratello avrebbe dovuto affrontare la Cheongwi. Oppure gli avrebbero tagliato mani e piedi. In ogni caso Jaehui non aveva niente da perdere.

 

“Se la Cheongwi e mio fratello crollassero...”, disse Jaehui.

 

I subordinati dietro di lui fecero finta di non aver sentito nulla. Le controversie tra i fratelli Yeom erano frequenti. Jaeyun doveva circondarsi di persone mute come una tomba, a causa del suo lato giustiziere, e ciò rendeva la vita di Jaehui molto più noiosa.

 

“Non dite mai nulla, nemmeno quando dico che voglio uccidere il vostro capo. Come mai, eh? Non posso fidarmi di nessuno di voi... Volete che muoia?”, chiese loro.

“No, signore.”

“Avete una bocca, ma non sapete proprio cosa farvene.”

 

Jaehui scaricò invano la sua rabbia sui tirapiedi che lo guardavano, poi si alzò.

 

Quanto mi annoio...

 

Ci sarebbe voluto un po’ di tempo prima che il seme piantato alla Cheongwi desse i suoi frutti. Non gli mancava il desiderio di mettere a soqquadro la Banwol, ma il suo ruolo non glielo permetteva. Dopotutto l’organizzazione sarebbe potuta diventare sua, se l’avesse voluto.

 

Inoltre era ben consapevole che la Banwol non doveva avere problemi se voleva conservare il suo potere. Non aveva senso prendere il controllo di un’organizzazione in crisi. Jaehui scrollò le spalle e si vestì in fretta.

 

“Dove va?”

“Non sono affari tuoi. E fa’ in modo che nessuno mi segua” sbraitò Jaehui.

“Ma…”

“Vuoi morire anche tu? Ah, no, forse preferisci che scopiamo?”, sogghignò Jaehui.

 

Con il sorriso sulle labbra, si avvicinò al subordinato che gli stava dietro, fino a trovarsi faccia a faccia con lui. Il malcapitato dal bel viso arrossì... al punto che Jaehui immaginò la sua mano diventare rossa dopo avergli sfiorato la guancia.

 

Yeom Jaehui sapeva usare il suo corpo in molti modi. Oltre a essere forte, era anche flessibile e veloce, considerata la sua altezza, circa un metro e ottantacinque. Ogni volta che se ne presentava l’occasione, si univa alle battaglie della Banwol. I suoi capelli lunghi e sciolti, il corpo ricoperto di sangue e il sorriso gli avevano fatto guadagnare la nomea di vampiro.

 

C’era anche un altro campo in cui usava bene il suo corpo. Jaehui si comportava come se la vita fosse solo piacere e combattimenti e per questo frequentava solo uomini. Se finora non era stato chiamato prostituto, era solo perché non condivideva mai il letto con la stessa persona due volte, avendo padroneggiato gli attributi che possedeva sia davanti che dietro. Secondo la sua filosofia, in qualità di capo dei pazzi, doveva comportarsi di conseguenza.

 

“N… No.”

“Lo sapevo. Se passassimo la notte insieme, cosa pensi che succederebbe all’onore di mio fratello?” replicò Jaehui, dandogli un bacio sulla guancia.

 

Vederlo arrossire lo fece ridere. Tuttavia non aveva nessuna intenzione di fare qualcosa con i subordinati di suo fratello. O meglio, non gli piacevano. Da buon dominatore quale era, preferiva che l’uomo che prendeva tra le braccia non fosse muscoloso, bensì debole. In caso contrario, doveva avere una buona costituzione ed essere robusto.

 

Suo fratello lo avrebbe giustiziato se avesse saputo che il subordinato di fronte a lui gli aveva aperto il suo cuore. In tal caso, Jaehui avrebbe scavato la fossa lui stesso. Se c’era una cosa che amava tanto quanto il sesso, era uccidere le persone.

 

Quei cretini erano rimasti dov’erano, invece di seguirlo. Suo fratello li avrebbe sicuramente picchiati più tardi. Era stato crudele da parte di Jaehui rifiutare che lo seguissero, sapendo cosa gli sarebbe successo? Non gli importava passare per crudele, perché oggi non c’era complimento migliore al mondo.

 

Mormorando qualcosa tra sé e sé, Jaehui uscì di casa. Sapeva che, anche se i ragazzi non lo avrebbero seguito, qualcun altro lo avrebbe fatto. In ogni caso non avrebbe avuto alcun senso seguirlo, perché riusciva a seminare chiunque. Tuttavia suo fratello maggiore non ne aveva ancora abbastanza della situazione e continuava a sguinzagliargli degli uomini alle calcagna. Jaeyun non sapeva che non stava facendo altro che accorciarsi la vita?

 

Jaehui era convinto che avrebbe avuto la meglio su suo fratello, qualora avesse dovuto affrontarlo. Ma ucciderlo lo avrebbe portato a diventare il nuovo capo della Banwol, e poiché questo lo preoccupava più di ogni altra cosa, decise di risparmiarlo. Con passi sicuri, Jaehui si diresse verso un vicolo buio.

 

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