Estelle Every - Contemporary Romance
Alice, giornalista disillusa e Grinch dichiarata, ha completamente perso l’ispirazione. Ma la sua caporedattrice le dà un ultimatum: scrivere una serie di articoli ricca di spirito natalizio… oppure appendere la tastiera al chiodo. Dopo una serata un po’ troppo alcolica, … altro
Fisso lo schermo bianco del computer da un po’… Do un’occhiata all’orologio… Tre ore e mezza!
Il cursore lampeggia con l’insistenza di un metronomo sadico, ricordandomi secondo dopo secondo che la mia ispirazione si è dissolta da qualche parte, tra il terzo caffè e il quinto tentativo di scrivere qualcosa di rivoluzionario.
“Le nuove tendenze di bellezza per l’inverno”? No. Troppo banale. “Piove? Ecco come restare stilosa: la guida definitiva”? Ancora peggio.
In preda all’ira, sopprimo quelle poche parole che osavano inquinare la mia pagina bianca di Word.
Attorno a me, la redazione del magazine si anima della solita frenesia di fine giornata. I miei colleghi battono con vigore sulle tastiere, con quell’assoluta sicurezza di chi sa esattamente cosa deve scrivere. Io mi sento come una scrittrice in panne, ferma nel mezzo dell’autostrada della creatività.
Il cellulare squilla.
Clara: Usciamo, stasera? Sembra che tu abbia bisogno di staccare un po’ la spina. E già che ci siamo, forse ti servirebbe anche schiarirti un po’ le idee in fatto di stile, perché il tuo look di stamattina, maglioncino leopardato e jeans strappati, mi fa rabbrividire.
Abbasso lo sguardo sul mio outfit.
Okay, su questo aspetto la mia migliore amica/coinquilina non ha torto.
Ma quando si è in piena crisi creativa le scelte di stile passano inevitabilmente in secondo piano. Del resto, questo maglioncino è davvero comodo, e i jeans strappati sono una scelta estetica che sostengo con piena consapevolezza.
Insomma, più o meno.
Sto per risponderle quando una voce gelida risuona dietro di me.
“Alice Bell. Gradirei riceverla nel mio ufficio. Ora.”
Cordelia Worthington.
La mia nuova caporedattrice.
La donna, che con un solo sguardo è capace di trasformare un giornalista sicuro di sé in un budino tremolante. Quella che è stata assunta dal consiglio di amministrazione per riportare il magazine sulla giusta rotta.
A quanto pare, la prima cosa che ha deciso di rimettere in riga sono stata io. E non ha a niente a che vedere con le manovre del mio osteopata il suo tentativo di sistemarmi le vertebre.
Mi volto per incrociare lo sguardo freddo, grigio come l’acciaio, di Cordelia, che sembra dire “Il tuo karma ti ha trovata, cara”.
Salvo di corsa il mio file ancora vuoto e la seguo fino al suo ufficio con vetrate, da cui controlla tutta la redazione come un faro implacabile nel giorno del giudizio. Sempre che una cosa del genere esista davvero…
Cordelia si sistema dietro la scrivania perfettamente ordinata: non c’è una penna fuori posto, nessuna traccia di caffè, nemmeno un granello di polvere che osi mettere piede nel suo regno.
“Si sieda” mi dice, indicando la sedia di fronte a lei.
Obbedisco, cercando di non sembrare così nervosa.
Cordelia apre una cartella, la mia, suppongo, e ne estrae alcuni fogli che dispone con cura davanti a sé.
“Parliamo dei suoi ultimi articoli, Alice.”
Oh, no. Oh, no, no, no!
“L’effetto che le scarpe a punta hanno sulla sicurezza delle donne moderne. Settembre.”
Pronuncia il titolo con lo stesso disgusto con cui leggerebbe una frase che inizia così: “Come far sciogliere dei gattini in padella”.
“Le celebrità che hanno il coraggio di mostrarsi senza trucco: scandalo o rivoluzione? Ottobre.”
La sua voce diventa ancora più tagliente.
“E il mio preferito… Oroscopo sui capelli: il taglio perfetto per il tuo segno zodiacale! Due settimane fa.”
Non riesco a non fissare il suo chignon così perfettamente raccolto, e mi viene da chiedermi se, per caso, non sia un Capricorno.
Deglutisco a fatica. Visti in questo modo, i miei articoli sembrano davvero… come dire… un po’ frivoli, quasi insignificanti.
D’altronde parliamo di stampa rosa! Non siamo mica al Guardian, qui! E poi questi articoli li ha approvati la direttrice editoriale precedente…
“Cordelia, posso spiegarle…”
“Alice” dice piegandosi verso di me, con le mani perfettamente curate e incrociate sulla scrivania. “Un tempo scriveva con una… passione che vibrava in ogni parola. I suoi ritratti non erano semplici descrizioni, ma anime scolpite con profondità. Nei suoi articoli di società, ogni parola trovava la sua risonanza. Cos’è successo a quella giornalista?”
Bellissima domanda.
Vorrei proprio saperlo anch’io.
Credo che si sia smarrita da qualche parte, tra la rottura devastante con James, che ha avuto il cinismo di lasciarmi con un semplice messaggio, e la mia crisi esistenziale da quasi trentenne smarrita. “Ho attraversato un periodo un po’… difficile” dico, mentre con le dita sfioro l’orlo sfilacciato del mio maglioncino leopardato.
“Tutti abbiamo dei periodi difficili, Alice. La differenza è che alcuni giornalisti trovano ispirazione nelle difficoltà della vita, trasformandole in racconti profondi, mentre altri si limitano a scrivere di oroscopi sui capelli… sfiorando la leggerezza del nulla.”
Ahi. Fa un male cane, davvero. Anche più di quella volta in cui ho messo il piede su un riccio di mare mentre cercavo di passare da una pagina all’altra in Messico, convinta che la strada più veloce fosse…
“La sto annoiando?”
La voce della mia boss riecheggia nell’ufficio con tono deciso, e mi raddrizzo istintivamente sulla sedia come per mettermi sull’attenti.
“Mi impegnerò per migliorare, Cordelia. Ho solo bisogno di…”
“Perfetto, è proprio quello che volevo sentire” mi interrompe con un sorriso che non lascia presagire nulla di buono. “Perché ho proprio ciò che le serve per rimetterla in gareggiata.”
Estrae un nuovo foglio dal suo fascicolo misterioso e lo spinge verso di me.
Abbasso lo sguardo e leggo il titolo scritto a caratteri cubitali:
[Numero speciale Natale – Lo spirito delle feste nel mondo moderno]
“Lanceremo una serie di articoli incentrati sul significato e sul vero spirito del Natale” annuncia con l’entusiasmo di una presentatrice di televendite. “Cinque pagine, di cui l’ultima è da consegnare entro il venti dicembre. Voglio sentimento, autenticità e magia. Voglio che le nostre lettrici abbiano le lacrime agli occhi e si appassionino alle nostre edizioni speciali.”
Sbatto le palpebre, certa di aver sentito male.
“Lei… vuole che scriva qualcosa sul Natale?” chiedo con voce spezzata.
“Esattamente.”
“Sullo spirito del Natale?”
“Ha capito molto bene, Alice.”
“Ma, Cordelia… detesto il Natale.”
Il silenzio che segue è così affilato e tagliente che potrebbe rompere dei bicchieri.
Cordelia mi guarda come se le avessi appena annunciato che nel tempo libero mi metto a collezionare teste decapitate.
“Come?”
“Io… insomma… non detesto il Natale, a dire il vero” dico, torcendomi tutta sulla sedia. “È solo che… non ne posso più di quella messinscena commerciale, quei sentimenti finti, quell’imperativo di felicità familiare, e tutta quella marmellata di buoni propositi che ci viene servita a ciclo continuo da novembre in poi…”
Cordelia solleva una mano per interrompermi.
“Alice, lasci che le spieghi una cosa. Siamo una rivista femminile rivolta al grande pubblico. Le nostre lettrici adorano il Natale. Già dal giorno dopo Halloween, vogliono contenuti a tema festivo. E noi siamo qui, pronte a servirgli su un piatto d’argento esattamente quello che vogliono.”
“Ma come potrei scrivere di qualcosa che trovo così finto e …”
“Vedrà, imparerà ad amare il Natale. O almeno a capire perché gli altri lo amano. Il lavoro di un giornalista è proprio quello di immergersi a fondo nel tema che tratta, o sbaglio?”
Non aspetta che io risponda e si alza per dirigersi verso la finestra che si affaccia su una strada affollata di Londra.
Anche da qui, si possono vedere le prime decorazioni di Natale nelle vetrine dei negozi. Ghirlande luminose che si accendono e spengono, abeti di plastica, Babbi Natale di gommapiuma che sembrano beffarsi di me.
“Ha due settimane di tempo per consegnarmi il suo articolo” riprende a dire Cordelia senza voltarsi. “Se l’articolo non riuscirà a trasmettere l’autenticità e l’emozione che mi aspetto, dovremo riconsiderare il suo ruolo nel team.”
Il mio stomaco inizia a rivoltarsi all’improvviso, e la sensazione è peggiore del cadere giù per i piani della Torre del Terrore.
Riconsiderare il mio ruolo nel team.
In altre parole: mi butteranno fuori più in fretta di un cameriere incompetente in un ristorante stellato.
“Cordelia, non può… Insomma, ho bisogno di questo lavoro!”
“Allora mi dia una ragione per tenerla ancora qui nel team” dice voltandosi verso di me. “Mi dimostri che la giornalista talentuosa che è stata assunta tre anni fa esiste ancora da qualche parte in questa sua versione disillusa.”
Resto a bocca aperta per qualche secondo.
Ha appena riassunto la mia vita in una frase, ed è deprimente da morire.
“Due settimane” ripete. “Voglio il primo articolo sulla mia scrivania il dieci dicembre.”
Il suo tono perentorio mi indica che la conversazione è terminata. Mi alzo e mi dirigo verso la porta, con la morte nell’anima.
“E… Alice?”
Mi immobilizzo a pochi passi dalla porta. Qualcosa mi dice che, finché non avrò lasciato la redazione, potrà ancora cadermi addosso una enorme valanga di problemi.
Mi volto verso Cordelia.
“Sì?”
“Trovi l’ispirazione. Esca dalla sua zona di comfort. Mi sorprenda. Perché se avrò anche solo l’impressione che ha scritto questo articolo spaparanzata sul divano, avvolta in una coperta e con una tazza di tè in mano, sappia che sarà l’ultimo pezzo che pubblicherà su questa rivista.”
Annuisco come un cagnolino oscillante da cruscotto e lascio il suo ufficio con l’impressione di essere sopravvissuta a un interrogatorio della polizia. Peccato che la situazione sia tutt’altro che risolta.
Le mie gambe tremano leggermente mentre torno mio ufficio.
Due settimane.
Le parole girano nella mia testa. Lo spirito del Natale. L’autenticità. L’emozione.
Riaccendo il computer e fisso di nuovo lo schermo bianco. Ma ora il cursore lampeggiante non si beffa più di me.
Mi minaccia.
Come diamine riuscirò a scrivere qualcosa sullo spirito del Natale quando queste festività mi fanno solo venire voglia di fuggire su un’isola deserta fino a gennaio?
Il mio cellulare squilla.
È ancora la mia migliore amica.
Clara: Allora, stasera? Ho scoperto un pub che serve dei cocktail a base di gin artigianale. Per giunta, su Instagram ho visto delle foto del tuo ex James con la nuova compagna… Preparati a criticare il suo gusto assolutamente pessimo in fatto di donne.
Una serata in allegria con qualche bicchiere di troppo.
È esattamente ciò di cui ho bisogno per dimenticare che la mia carriera sta per fare un volo di sola andata verso il precipizio dei giornalisti smarriti.
Digito rapidamente la risposta, ancora scossa dalla conversazione con Cordelia.
Alice: La mia boss mi ha appena minacciata di licenziarmi se non scrivo qualcosa sullo spirito del Natale. Onestamente, quella donna ha la rigidità di un manico di scopa. Stasera ci ubriachiamo?
Premo su “Invia” e spengo il pc, già sollevata all’idea di questa serata rassicurante con Clara.
Domani troverò una soluzione. Domani sarò ispirata, creativa e piena di risorse.
Ma stasera mi lascerò andare, sommersa dalle ansie professionali, tra un bicchiere e le dritte di moda della mia migliore amica.
Il cellulare squilla.
Gli lancio un’occhiata, convinta che Clara risponderà con entusiasmo.
Sento il sangue gelarsi nelle vene.
Cordelia Worthington: Nel mio ufficio. ORA.
Merda. Merda. Merda!
Guardo freneticamente lo storico dei miei messaggi e la verità mi travolge, lenta ma inesorabile, come un bus londinese che torna nel deposito a fine corsa.
Ho inviato il messaggio a Cordelia.
Non a Clara.
A Cordelia Worthington. Il mio capo!
Ricordate cosa dicevo a proposito della valanga di problemi?
Ecco, appunto.
Ho appena insultato il mio capo per SMS.