Yuin - Fantasy Romance
✨ La serie cult torna webnovel! Ancora più emozionante del webtoon e dell’anime – solo su narae.Antica imperatrice temuta e odiata, Elise viene giustiziata per ordine dello sposo, l’imperatore. Eppure la morte non segna la fine della sua storia. Reincarnata … more
“Allerta! Allerta!”
La voce del comandante, tremante di terrore, squarciò l’atmosfera ovattata della cabina.
“Il nostro velivolo ha deviato dalla rotta ufficiale a causa di un malfunzionamento di cui ignoriamo l’origine!”
Boom
Appena pronunciate quelle parole, una deflagrazione scosse la fiancata dell’aereo. L’esplosione distrusse in un istante ogni illusione di sicurezza. Il maestoso Concorde si trasformò, in un batter d’occhio, in uno scenario di caos.
“Aaaah!”
“Aiuto!”
“Signore e signori passeggeri, il motore principale si è spento. Preparatevi a un’evacuazione d’emergenza. Ripeto. Preparatevi a…”
Un pallore mortale si diffuse sul volto di ogni anima a bordo.
Il velivolo sorvolava l’immensità del Pacifico, sospeso a diecimila metri sopra le onde. Evacuare in quel punto non significava altro che morte certa.
“Non posso morire così!”
“Mamma!”
Urla strazianti si levavano da ogni parte.
Una donna coreana, seduta in business class, serrò i pugni fino a sbiancarsi le nocche.
Un’evacuazione d’emergenza? È follia! Nessuno sopravviverà a una caduta del genere!
Un brivido gelido le attraversò ogni fibra del corpo.
È impossibile! Non di nuovo! Anche questa vita è stata solo un susseguirsi di dolori… Avevo appena iniziato a intravedere un po’ di felicità!
Il suo nome era Song Jihyun. Una chirurga d’eccezione, prodigio consacrato come la più giovane professoressa della prestigiosa facoltà di medicina dell’Università di Seul.
Ho lottato con tutta me stessa nella speranza di espiare le colpe del passato, e stavo appena cominciando a riuscirci.
Virtuosa del bisturi.
Autorità nel campo della chirurgia.
Genio del suo tempo.
Creatura fuori dal comune.
Gli appellativi per definire il suo talento erano innumerevoli. Ma ormai che importanza potevano avere? Il dado è tratto.
Avrei tanto voluto conoscere la felicità, in questa vita.
Le lacrime cominciarono a fare capolino agli angoli dei suoi occhi. Si stava avvicinando la sua seconda morte grottesca. Le due vite che aveva vissuto le scorsero dunque davanti agli occhi.
La prima non si era consumata su questa Terra, ma in un universo parallelo.
Era la vita di Élise di Clorence.
Nata tra i nobili, era riuscita a salire fino al trono imperiale, e aveva occupato il suo tempo seminando crimini e bassezze, guidata dall’avidità e dalla gelosia, prima di perire sotto la lama del suo boia.
Perché ho scelto di vivere in quel modo, allora?
Si trattava di un racconto oscuro che rifuggiva dai suoi stessi ricordi.
Sebbene il tempo del perdono fosse sfumato per sempre, il suo cuore era ancora colmo di rimorso verso coloro che aveva perseguitato. Verso la sua famiglia, in particolar modo. Quelle persone amate la cui rovina era stata opera delle sue stesse mani.
Se solo le fosse stato concesso un istante per incrociare ancora una volta i loro sguardi.
Un’illusione, purtroppo. Un desiderio impossibile da esaudire. Le colpe del passato restavano, indelebili, incise nelle profondità della sua anima.
E poi era cominciata la sua seconda vita.
Quella di Song Jihyun.
Orfana dalla nascita, la sua esistenza era stata una lotta costante contro l’avversità.
Nonostante fosse orfana, era riuscita a entrare in anticipo al liceo scientifico, si era classificata prima all’esame d’ammissione alla facoltà di medicina di Seul, aveva conseguito brillantemente il diploma, si era imposta come la più promettente specializzanda in chirurgia e poi come la più giovane professoressa che l’istituzione avesse mai conosciuto.
Instancabile, aveva lavorato senza tregua, salvando vite nel tentativo di riscattare i crimini della sua esistenza precedente. E ora che i suoi sogni cominciavano a prendere forma, che la felicità era a portata di mano, stava per incontrare una fine tragica.
Boom
Una nuova esplosione scosse l’aereo, che sbandò violentemente nell’aria. Un fumo acre, dal sentore di carne bruciata, si diffuse nella cabina.
Jihyun sentì l’abbraccio gelido della morte.
L’evacuazione d’emergenza non era ormai che una speranza vana.
Di fronte all’imminenza del nulla, chiuse gli occhi con determinazione.
Ah…
Ma in quell’ultimo istante, per un mistero che non seppe spiegare, il suo spirito volò all’improvviso verso coloro che aveva conosciuto quando era Élise.
Suo padre, figura autorevole, intrisa di serietà.
Suo fratello maggiore, il primogenito, severo in apparenza, ma segretamente premuroso.
E il secondogenito, un’anima generosa che non aveva mai smesso di amarla, nonostante le sue imperfezioni.
Tesori inestimabili di cui, all’epoca, non aveva saputo cogliere il valore.
Quanto desiderava rivederli!
Era forse il peso delle colpe che aveva inflitto loro che la faceva sentire in quel modo? Anche dopo tre decenni, la malinconia che il ricordo della sua prima famiglia risvegliava in lei non faceva che crescere.
Se solo il destino mi concedesse un’ultima occasione per rivederli… Se una tale grazia fosse possibile…
E poi, accadde l’impensabile.
Flash
Con un fragore assordante, una luce accecante inghiottì la sua coscienza.
Questo fu l’ultimo ricordo di Song Jihyun.
E così si concluse la sua seconda esistenza.
* * *
Il patibolo in bianco e nero era sinistro. Una donna vi giaceva legata, il corpo avvolto in un sudario scarlatto. I sontuosi abiti che un tempo proclamavano la sua nobiltà non erano ormai altro che stracci logori da mille tormenti, mentre la folla urlava il proprio odio.
“A morte! A morte!”
“Che perisca questa creatura malefica!”
Clac
Una pietra, scagliata da chissà dove, le colpì la tempia.
Ploc
Del sangue vermiglio colò senza che nessuno le rivolgesse uno sguardo di compassione. Tutti non facevano che riversare il proprio livore, consumati da una furia senza nome.
“Non hai nulla da dire prima di lasciare questo mondo?”
Davanti alla ghigliottina, l’imperatore la interrogava. Colui che un tempo era stato suo marito la fissava con uno sguardo carico di un disprezzo glaciale, per poi continuare con voce tagliente come l’acciaio:
“Tuo padre, il Marchese di Clorence, e tuo fratello sono entrambi morti. Hai le mani sporche del loro sangue! Fino all’ultimo respiro, non hanno fatto altro che preoccuparsi per te. Hanno supplicato che almeno la tua vita fosse risparmiata.”
A quelle parole, un velo di rimorso e tormento oscurò lo sguardo di Élise. Ma il pentimento era arrivato troppo tardi.
“Chiederai loro perdono all’inferno.”
L’imperatore pronunciò la sua sentenza con voce priva di emozione.
Poi la lama calò impietosa sul suo collo delicato.
* * *
La scena era cambiata. Ora si trattava di una sala operatoria, uno scenario austero in bianco e nero.
I medici osservavano il paziente con espressioni tese.
“Lesione splenica! La pressione è in caduta libera!”
“A che punto è la trasfusione?”
“È in corso! Ma l’emorragia è troppo grave!”
Nei loro occhi si leggeva preoccupazione. Le condizioni del ferito erano critiche. Sarebbero riusciti a strapparlo dalle grinfie della morte?
Mentre tentavano il tutto per tutto, la porta della sala operatoria si aprì, lasciando entrare una figura femminile.
“Com’è la situazione del paziente?”
Era una donna di corporatura minuta, fragile persino nell’aspetto. Una creatura tanto delicata da sembrare sul punto di vacillare alla sola vista di una goccia di sangue, in netto contrasto con l’asprezza di quel teatro chirurgico.
Eppure, l’espressione dei medici nel vederla parlava chiaro, come se avessero davanti la salvezza fatta persona.
“Professor Song!”
Nonostante il grave shock emorragico del paziente, la giovane donna chiese con voce pacata:
“I preparativi per l’intervento sono completati? Qual è la pressione arteriosa?”
“Sessanta, le condizioni sono critiche.”
La donna annuì, imperturbabile.
Indossando i guanti, posò lo sguardo sul medico dalla figura imponente.
“Dottor Kim.”
“Sì, professoressa?”
“Perché è così nervoso?”
“Beh… lo stato del paziente è allarmante…”
A quelle parole, tutti poterono intuire un sorriso dietro la mascherina della donna. Un sorriso di una dolcezza rassicurante.
“Dottor Kim, qual è la nostra opzione più immediata?”
“…”
“Parli, la ascolto.”
“Dopo una laparotomia, dovremo localizzare il vaso sanguinante e procedere al clampaggio. Poi valutare l’estensione della splenectomia in base alla gravità delle lesioni.”
La donna annuì con tono tranquillo.
“Perfettamente esatto. Analisi impeccabile. È proprio quello che faremo.”
“…”
“Mi ascolti. Salveremo questo paziente. Nonostante la gravità del caso, ho la sincera convinzione che potremo offrirgli una chance. Siete d’accordo?”
“Sì… ha ragione.”
L’agitazione che animava l’équipe medica cedette il posto a una determinazione serena.
Possono salvare quella vita, così come qualsiasi altra, grazie a quella donna all’apparenza fragile, ma con una forza interiore superiore a tutti.
“Bisturi.”
Al momento di cominciare l’intervento, la dottoressa cambiò di colpo. Ci fu una vera e propria metamorfosi da creatura delicata a chirurga d’acciaio, intenta a combattere sulla linea sottile tra la vita e la morte.
“Incisione.”
La lama affondò sulla parete addominale.
Il sangue schizzò dall’arteria sul suo viso pallido, segnando quindi l’inizio della battaglia.
* * *
“Haf!”
Jihyun si risvegliò bruscamente.
“Ancora questo sogno…”
Scosse la testa al ricordo delle sue vite precedenti. Quella di Élise di Clorence, l’imperatrice maledetta, e di Song Jihyun, la chirurga d’eccezione.
“Come è successo?”
Esaminò il corpo, incredula.
“Ero morta…”
Eppure, respirava. E in un corpo familiare.
Sospirò e fissò il proprio riflesso nello specchio. Vi scorse un volto di una bellezza stupefacente, incorniciato da capelli color platino.
Élise di Clorence.
Aveva ritrovato il corpo della sua prima esistenza.
Non riesco ancora a crederci.
Emise un lungo respiro.
La chirurga Song Jihyun era senza dubbio morta nel disastro aereo. Eppure ora si ritrovava intrappolata di nuovo nell’involucro della sua prima vita.
Alla tenera età di sedici anni.
Tutto questo è semplicemente incomprensibile.
Scosse la testa, smarrita.
Almeno… sono viva.
Erano trascorsi dieci giorni dalla sua risurrezione.
Al primo risveglio, la confusione aveva preso il sopravvento, ma poi la sua mente era tornata relativamente lucida. L’origine di quel fenomeno restava un mistero, ma lei aveva scelto di accettare quella nuova realtà.
Una voce la distolse dai suoi pensieri.
“Signorina. Posso entrare?”
“Sì, prego.”
Una giovane cameriera, in uniforme da domestica, varcò la soglia con un vassoio tra le mani.
“Ecco la vostra merenda.”
“Ti ringrazio.”
La ragazza posò con cura le vivande sul tavolo, poi scrutò il volto della padrona, quasi a studiarne l’umore.
“Ehm… signorina?”
“Sì?”
“Non è che… vi sentite male, per caso?”
“Sto benissimo. Perché questa domanda?”
Jihyun mostrò un’espressione perplessa.
“È solo che… sembrate… diversa. Meno… vivace del solito…”
Dopo un attimo di riflessione, comprese a cosa alludeva la domestica.
Ah… si riferisce al mio vecchio carattere…
Nella sua prima vita, Élise di Clorence aveva un temperamento detestabile, in totale contrasto con il suo viso da bambola.
Si infuriava per inezie, esplodeva d’ira al minimo pretesto, e lanciare oggetti era per lei un’abitudine ben radicata. I servitori feriti a causa dei suoi scatti d’ira non si contavano più.
A sedici anni ero ancora relativamente innocente. Avevo un brutto carattere, sì… ma non avevo ancora commesso veri crimini. Solo più tardi…
Un brivido la percorse al pensiero delle colpe di cui si era macchiata.
L’illustre casata del Marchese di Clorence, la più prestigiosa dell’Impero, sarebbe stata annientata per causa sua. L’immagine di coloro che amava, distrutti dai suoi peccati, era rimasta scolpita nel suo cuore anche durante la sua seconda vita.
Questa volta, non permetterò che accada di nuovo.
Dal momento che aveva ripreso possesso del suo vecchio corpo, era nelle vesti di Élise che avrebbe dovuto vivere da quel momento in avanti.
Dopo aver conosciuto la vita di una chirurga sulla Terra, non sapeva ancora come affrontare quella nuova esistenza.
Ma una cosa era certa: una vita piena di rimpianti, come quella passata, era fuori discussione.
“Marie.”
“Sì, signorina?”
Al suono melodioso della sua voce, la domestica trasalì.
Cosa le prende? Sta per sgridarmi di nuovo? O peggio, per colpirmi?
La giovane domestica, che conosceva fin troppo bene la crudeltà della sua padrona, non riuscì a nascondere la paura nei suoi occhi.
“La mia punizione termina oggi, giusto?”
“Sì, signorina.”
In quel momento, Élise era relegata nei suoi appartamenti, punita dal padre, il marchese di Clorence, a causa dell’ennesima bravata.
Che coincidenza provvidenziale, questo isolamento.
Grazie a quell’esilio temporaneo, nessuno l’aveva disturbata, offrendole un sollievo inaspettato. Se qualcuno avesse assistito al suo smarrimento iniziale, avrebbe senz’altro notato qualcosa di strano.
“Ehm… a proposito, il signor marchese ha detto di voler pranzare con voi.”
“Mio padre?”
“Sì. Vi ha invitata a partecipare al pranzo di famiglia.”
Sussultò.
Un pranzo in famiglia?
“Ci saranno tutti? Mio padre, la mia matrigna, i miei fratelli?”
“Senz’altro. Tranne il signor Ren, trattenuto dai suoi doveri come vice-comandante dei gendarmi.”
Sbam
Il cuore di Jihyun prese a battere forte. Era arrivato il momento. Ritrovare la sua famiglia. Dopo un’eternità. Un incontro oltre due vite e due morti.
* * *
L’ora di pranzo giunse in fretta.
Jihyun stava immobile davanti alla porta della sala da pranzo del maniero, nel suo abito cerimoniale.
Devo varcare questa soglia.
Restò a lungo ferma, incapace di aprire la porta che la separava dalla sua famiglia.
Il pranzo era già iniziato e i suoi familiari già tutti riuniti.
Come devo comportarmi con loro?
Il motivo della sua esitazione era chiaro: non sapeva come affrontare quei volti amati, ritrovati dopo trent’anni.
Quanto desideravo rivederli!
Vivere una seconda esistenza sulla Terra non aveva cancellato i ricordi della sua prima famiglia. Al contrario: le colpe verso di loro bruciavano ancora dentro di lei, ferite mai rimarginate che alimentavano il suo desiderio di riconciliazione.
Ma… ora che in lei viveva più Song Jihyun la chirurga che Élise la nobile, quella dualità la gettava in un abisso di incertezza.
Nel giro di poco, riuscì però a scacciare quei pensieri con un gesto del capo.
Cosa stai rimuginando, Song Jihyun? Stai per ritrovare la tua famiglia. Quella che hai pianto per trenta lunghissimi anni.
Non appena schiuse la porta della sala da pranzo, le conversazioni che risuonavano all’interno si spensero in un istante e tutti i visi si voltarono verso di lei.
Quando i loro sguardi si incrociarono, il tempo sospese il suo corso.
Ah…
Con la mano si coprì le labbra tremolanti. Un brivido incontrollabile le percorse tutti gli arti.
Alla fine, non c’era da riflettere sull’atteggiamento da adottare.
Suo padre, che l’amava di un amore silenzioso, ma che era crollato sotto il peso di accuse infondate, vittima degli errori che lei stessa aveva commesso.
Il secondogenito, che la difendeva con una tenerezza infinita, nonostante i suoi difetti, ma che trovò la morte sul campo di battaglia, per causa sua.
La matrigna, che l’aveva protetta come una figlia fino all’ultimo respiro e che morì consunta dalla malattia, mentre lei non seppe far altro che odiarla.
Erano vivi. E avevano tutti gli occhi puntati su di lei.
Quella consapevolezza fece tremare le fondamenta stesse del suo essere.
“Élise? Che succede?”
Alla domanda del padre, confuso, una lacrima le sfuggì da un occhio.
“Io…”
Cercò subito di asciugarsi quel segno di debolezza, ma le lacrime sgorgarono con ancora più forza, inarrestabili.
“Lisy?! Che ti prende?”
Il secondogenito, Chris, che l’aveva sempre adorata, si avvicinò allarmato.
“La punizione è stata così terribile? Te l’avevo detto, padre. Anche se ha sbagliato, rinchiuderla per dieci giorni era davvero troppo. Su, asciuga quelle lacrime, mia adorabile sorellina. Vieni qui.”
La strinse in un abbraccio protettivo.
In quel rifugio di tenerezza, in quel calore familiare ritrovato dopo tre decenni di lontananza, si abbandonò al pianto.
Chris… Mi sento così in colpa! In questa nuova vita, mai più permetterò che simili tragedie accadano di nuovo.
Quel fratello che si era arruolato per la spedizione a Crimm a causa dei suoi errori.
Ricordava ancora perfettamente il momento in cui la notizia della sua morte giunse al maniero. Mai più avrebbe voluto provare una simile disperazione.
Chris le accarezzava delicatamente la spalla, mentre lei si rifugiava nel suo petto.
“Lisy, basta piangere. Una signorina che si prepara al fidanzamento non dovrebbe lasciarsi andare così alle lacrime.”
Anche suo padre e la matrigna si avvicinarono.
“Mio caro, non ti avevo forse avvertito che stessi esagerando con questa punizione?”
“Va bene, va bene… perdonatemi. È chiaro che ho esagerato. Ti prego, smetti di piangere.”
La figura solenne del padre si scusava con una tenerezza goffa, quasi commovente. Ma Jihyun non udiva davvero le loro parole.
Sono vivi. Respirano ancora. Non è un sogno.
Si staccò dolcemente dall’abbraccio di Chris.
“Sto… sto bene.”
E il suo sguardo si posò su ciascuno di loro, su quella famiglia ritrovata.
Le lacrime continuavano a scendere, ma un sorriso le illuminava ora il volto, un sorriso intriso di rimpianto, di tormento, e di nostalgia per una vita passata.
“Padre, madre, fratello.”
“Che succede, Élise?”
Finalmente lasciò uscire le parole che aveva tenuto rinchiuse nel cuore per trenta lunghissimi anni. Un’eternità.
“Vi voglio bene.”
Chiuse gli occhi, mentre una lacrima solitaria le scivolava sulla guancia.
“E… mi dispiace. Dal profondo del cuore.”
Élise era tornata dove tutto era cominciato. Era tornata alla sua prima esistenza.