Clinch: Conflitto d’amore - Webnovel - Narae

Clinch: Conflitto d’amore

Birdy Li - Contemporary Romance

Marcia cerca di rimettere insieme i pezzi della propria vita dopo una relazione finita male che ha infranto il sogno di diventare ballerina. Divisa tra lavoretti precari e corsi per bambini, va avanti come può… finché il passato non torna … more


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Episodio 1

 

Mi sembra di vivere un sogno, anzi, il peggiore degli incubi. Eppure, è tutto fin troppo reale. Lo sento nel bruciore che mi attraversa il corpo, i polmoni, i polpacci, le cosce. I miei muscoli non sono abituati a uno sforzo simile.

 

Ho sempre detestato correre.

 

Ma oggi è diverso. Corro perché mi ha ritrovata. Corro via per non lasciare che mi faccia ancora più male. Corro per sopravvivere.

 

Labour di Paris Paloma continua a ripetersi nella mia mente. La melodia zittisce quella vocina che mi dice che la fine è vicina, e mi dà la forza di correre più velocemente di quanto pensassi.

 

Non voglio sapere se riuscirà a raggiungermi. Non voglio nemmeno sapere se sono riuscita a seminarlo.

 

Voglio vivere, tutto qui.

 

“Aiutatemi!”

 

Urlo. Provo ad attirare l’attenzione di qualche passante in strada, mi faccio largo tra le persone che spingo accidentalmente, tra i fumatori al bar che mi fissano.

 

Nessuno reagisce. La gente è occupata con gli acquisti di Natale, la propria giornata di lavoro o le vacanze imminenti. Mi giudicano, mi criticano, mi evitano. Vorrei arrabbiarmi per la loro passività se solo ne avessi le forze.

 

So che li spavento. Al loro posto, anch’io avrei paura vedendo una donna, poco vestita in una stagione fredda, correre tra le strade di Parigi con le scarpette da ballo.

 

Non avevo altra scelta.

 

Se fossi rimasta, saresti certamente morta.

 

Una parte di me è già spirata tra le sue braccia quindici mesi fa. Non gli permetterò più di farmi del male!

 

Passando davanti a un altro bar con i tavolini all’aperto, ripeto:

 

“Aiuto! Per favore!”

 

La voce si spezza per la paura. La cerniera della felpa oversize sferza la coscia nuda. Ho il cuore in gola, pronto a esplodere. Mi fanno male i piedi.

 

Più vado avanti, più le strade sono deserte. Presto più nessuno potrà aiutarmi. Non ci saranno più testimoni. Non posso correre così, le gambe finiranno per cedere. Per quanto sia spinta dal bisogno di fuggire, mi raggiungerà, ne sono sicura.

 

Sto perdendo le forze, sento solo la sua ombra minacciosa dietro di me. Non posso fermarmi. Non devo fermarmi.

 

In un ultimo slancio di speranza, scivolo sul marciapiede tra due bistrot. L’asfalto mi schiaccia la pianta del piede attraverso le scarpette. Non mi soffermo sul dolore e corro con sempre più decisione nel corridoio della Galerie Vivienne. Con un po’ di fortuna, non mi avrà visto mentre svoltavo qui. Nella peggiore delle ipotesi, mi rifugerò all’interno di una boutique. Se riuscirò a trovare il tempo di spiegare la situazione, forse qualcuno mi soccorrerà.

 

La mia spalla urta violentemente un passante che esce dalla galleria. L’impatto scuote tutto il corpo e perdo quasi l’equilibrio. Le mani dell’uomo mi trattengono, poggiandosi sulla mia spalla.

 

“Ehi, ehi, ehi… Sta bene?”

 

Alla fine…

 

“No, io…”

 

Lo supplico con lo sguardo, non riesco a concludere la frase senza prima riprendere fiato. Mi tiene a distanza con le braccia tese, mentre mi scruta con gli occhi dall’alto verso il basso. Ho lo sguardo fisso verso la strada a destra. Ho il tempo di informarlo o è meglio continuare a fuggire?

 

“Aiutatemi, per favore.”

 

Le mie gambe si irrigidiscono, mi aggrappo ai suoi avambracci. Sbatte le palpebre, cercando di mettere ordine tutte le domande che vuole farmi. Apre la bocca e io pendo dalle sue labbra, ma avverto una presenza alla mie spalle. Il corpo reagisce subito, mi irrigidisco e spalanco gli occhi.

 

Troppo tardi. Ghislain è qui…

 

Contro ogni aspettativa, l’uomo si affretta a farmi passare dietro di lui, impedendomi di andarmene. Mi raggomitolo dietro quel muro protettivo, fuggendo dal nuovo arrivato che si erge minaccioso davanti a noi. Con una voce più pacata, lo sconosciuto gli chiede:

 

“Posso aiutarvi?”

 

Ghislain finge di non sentire e si china verso di me. Per quanto io fissi il pavimento, vedo la sua sagoma con la coda dell’occhio.

 

“Marcia, torna a casa con me.”

 

Non alza i toni, ma è diretto, freddo, e non lascia spazio alla discussione. Scuoto comunque il capo, approfittando del senso di protezione offerto dal corpo massiccio che mi fa da barriera. Quest’ultimo risponde al mio posto:

 

“Non ne ha voglia.”

“Fatti gli affari tuoi!”

 

Sussulto per l’aggressività brusca della voce, quando insiste:

 

“Marcia, vieni con me.”

 

Ghislain insiste su ogni parola. Fa un passo di lato per afferrarmi il polso. Lo schivo, le dita sfiorano la mia pelle, proprio prima che lo sconosciuto torni a mettersi tra noi gonfiandosi il petto. Gli tiene testa:

 

“Non andrà da nessuna parte con lei.”

 

I suoi toni educati e cortesi sono in netto contrasto con quelli informali di Ghislain. Sprigiona una presenza sicura di sé, ma tranquilla, senza bisogno di imporsi. Forse nella mia sventura sono stata fortunata.

 

“Sono venuto solo a cercarla.”

 

Sorpresa da questa menzogna, sebbene riconoscente, alla fine trovo il coraggio di sollevare il capo per guardare i due uomini.

 

Ghislain è leggermente più alto dello sconosciuto, eppure molto meno intimidatorio. I loro fisici sono in netto contrasto. Ghislain è magro, moro, barbuto e indossa una tuta da ginnastica. L’altro uomo è muscoloso, biondo, e con un lungo cappotto che gli conferisce un aspetto regale e autoritario.

 

La tensione tra loro è palpabile.

 

“Chi sei tu?”

 

Mentre pronuncia questa frase, Ghislain si avvicina un po’ e cerca di intimidire il mio salvatore. Quasi faccia a faccia, quest’ultimo non si scompone:

 

“Il suo fidanzato.”

 

Mi irrigidisco. La paura torna a farsi sentire in momenti improvvisi e intensi come questo. Un’ombra attraversa il volto di Ghislain, portando con sé un sorriso cupo sulle labbra.

 

Indietreggia di un passo. Mi manca il respiro. I suoi occhi tempestosi scrutano lo sconosciuto dall’alto in basso. Le mie mani iniziano a tremare.

 

Gli scappa una risata derisoria mentre mi osserva attentamente e con cattiveria. Ho un nodo allo stomaco. Provo a sollevare il mento per non perdere la faccia. Non gli darò questa soddisfazione.

 

“Non hai nemmeno aspettato un anno prima di rimpiazzarmi.”

 

Fa un altro passo indietro, poi applaude con teatralità mentre scuote il capo. Stringo i denti.

 

“La principessina Marcia sa adattarsi rapidamente.”

 

Il suo atteggiamento mi disgusta. Sostengo lo sguardo nonostante la bile che risale lungo la gola.

 

“Stai attento, amico mio…”

 

Ghislain torna a rivolgersi al tizio biondo, che non si muove di un centimetro.

 

“Finirà per spillarti tutto come ha fatto con me.”

 

La sua audacia ha l’effetto di un pugno nello stomaco. Osa ancora sporcare la mia reputazione dopo tutto quello che ho subìto e fatto per lui. Questo è solo un altro esempio lampante della persona che è realmente.

 

Tremante, resto dietro allo sconosciuto biondo per fissare Ghislain che si allontana. Se ne va indietreggiando, con quell’aria sprezzante sempre dipinta sul volto.

 

Qualcosa mi dice che non si fermerà qui. Sono stata fortunata a non rivederlo per quasi otto mesi. Ci ha messo del tempo prima di ritrovarmi, ma ora la mia tranquillità volge al termine. Ritornerà. Devo prepararmi a questa ipotesi.

 

“State bene?”

 

L’uomo si volta verso di me per affrontarmi, mentre si toglie il cappotto. Ancora prima che possa rispondere a qualsiasi cosa, me lo poggia sulle spalle. È solo in quel momento che realizzo di tremare per il freddo, vestita semplicemente con un body, con un mini shorts e una felpa oversize. Imbarazzata, abbasso il capo e annuisco.

 

“L’adrenalina sta calando, dovreste sedervi.”

 

Ha ragione. Non è stato solo il freddo a impossessarsi del mio corpo, ma anche la paura. I miei muscoli sono colpiti da spasmi.

 

Eppure, scuoto il capo.

 

“Andrà tutto bene, grazie.”

 

Non oso alzare lo sguardo su di lui. Sicuramente perché mi intimidisce, perché mi vergogno di quanto appena successo.

 

“Mi dispiace… Ma vi sono estremamente riconoscente per essere intervenuto.”

“È il vostro ex?”

 

Senza dire altro, annuisco e stringo i lembi del lungo cappotto per darmi un contegno.

 

“Permettetemi di dubitare dei vostri gusti in fatto di uomini.”

 

Aggrotto le sopracciglia, perplessa di fronte a questo suo commento. Apprezzo il senso dell’umorismo, ma, nel caso in cui ne dubitasse, non è il momento più indicato per farmi la morale.

 

“Sono Arthur. Sarebbe ingiusto conoscere il vostro nome senza che voi conosciate il mio.”

 

Provo a sorridere imbarazzata, e afferro delicatamente la mano che mi tende. È calda, rassicurante, proprio come il sorriso che mi rivolge. Ma rimango in allerta.

 

“Non volete chiamare la polizia?”

 

Scuoto vivamente il capo e mi affretto a spiegare con un tono che vuole essere più pacato:

 

“Non servirà a nulla. L’intimidazione, purtroppo, non è un motivo sufficiente a sporgere denuncia.”

“La paura nei vostri occhi mi fa credere che non ci sia stata solo intimidazione.”

 

Ha ragione, ma non riesco ad ammetterlo. Denunciarlo peggiorerebbe le cose. La famiglia di Ghislain è molto ricca, il caso sarà rapidamente archiviato senza arrivare a una condanna e io perderò quel poco che mi resta.

 

“Scusatemi se mi sono intromesso troppo.”

“No, è giusto che mi facciate delle domande, ma…”

 

Conclude la frase al posto mio:

 

“Ma siamo solo degli sconosciuti, e la vostra vita privata non mi riguarda.”

 

Arthur mi sorride con benevolenza, e per questo gli sono ancora più grata.

 

“Vi riaccompagno?”

 

Apro la bocca, non mi lascia neanche il tempo di rispondere:

 

“A meno che la compagnia di un uomo non vi metta a disagio in questo momento. Se è così, mia sorella lavora in galleria. Può restare con voi fino a quando non chiude la boutique, poi sarà lei ad accompagnarvi.”

 

Esito. Deve leggere lo stato d’animo sul mio volto, poi aggiunge:

 

“Oppure mia sorella può riaccompagnarvi e io resterò con voi per precauzione. È come se accompagnassi mia sorella, che riaccompagna voi a sua volta.”

 

Stavolta, l’umorismo mi strappa un sorriso.

 

“È molto gentile da parte sua. Avete già fatto tanto, non voglio darvi troppo disturbo.”

“Ma sono stato io a proporvelo.”

 

Arthur mantiene sempre il sorriso amichevole.

 

Apprezzo sinceramente la proposta. Una parte di me vorrebbe accettare senza rifletterci troppo. L’altra è più razionale, non del tutto convinta.

 

Conosco solo il nome di quest’uomo, e anche se sembra gentile e premuroso potrebbe nascondere un lato più oscuro.

 

Dopotutto, l’ha detto anche lui: non ho un gran gusto in fatto di uomini. Anzi, direi che non sono affatto brava a capire chi ho davanti.

 

Ma ora è Ghislain a terrorizzarmi… E l’idea che possa essere ancora nei paraggi, disposto a sfruttare questo mio attimo di fragilità, mi spinge ad accettare la proposta di Arthur.

 

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