Pensho - Boys Love
Yeongyo è al servizio del suo giovane padrone Samagang fin dall’infanzia, e ne è segretamente innamorato. Dopo alcuni alcuni anni di assenza, Samagang, partito in battaglia, ritorna a casa, ma non è solo. Con lui una splendida fanciulla con cui … altro
Yeongyo fissava l’orizzonte con sguardo assente. Verso est, un sottile spicchio di luna fluttuava sul cielo plumbeo. Poco a poco, sarebbe affogato in un’oscurità che ricordava il fondo di un fiume. Un’oscurità destinata a sbiadire al ritorno della luna, riecheggiando il sole nascente che chiudeva l’anno.
Era di nuovo Luna piena. Yeongyo contemplava questo spettacolo per la tredicesima volta. Era orfano. Il Signor Taewi l’aveva trovato privo di sensi vicino a un fiume della zona di confine. Un’alba del mese di aprile incorniciò il loro incontro, durante la piena fioritura delle forsizie.
Il giovane non conosceva né il suo nome, né la sua età. Restava altrettanto misteriosa anche l’identità dei suoi genitori e il suo luogo di nascita. Preso dalla compassione, Taewi lo portò a casa sua e lo chiamò Yeongyo, in ricordo dell’arbusto fiorito.
L’orfano divenne inizialmente il valletto di Samagang, l’erede del clan. Taewi si rese però subito conto delle sue capacità intellettuali e affidò la sua formazione all’intendente capo.
Il nuovo arrivato godeva ora di uno status a parte, nonostante le sue umili origini. Un privilegio che aveva scatenato la gelosia e la cattiveria degli altri domestici, ai quali restava indifferente.
Yeongyo desiderava solo servire il suo benefattore. Senza dimenticare che era innamorato di Samagang.
Poco importava se i suoi sentimenti dovevano restare segreti.
“Il Signorino tornerà a breve. Lo sapevi?”
Hongyi aveva ancora l’affanno per aver scalato la collina. La giovane domestica aveva più o meno la stessa età di Yeongyo. Delusa dalla sua mancata reazione, si sistemò sull’erba con aria offesa e continuò: “Evento eccezionale: Geonwang ha partecipato alla battaglia. Pare che il principe bello come un angelo sappia brandire la spada come un demone. L’aura di terrore che lo accompagna non è una novità!”
Eh sì, il rientro di Samagang era solo un pretesto. Hongyi cercava qualcuno con cui spettegolare sul celebre personaggio. Yeongyo la lasciò dunque proseguire senza fare commenti.
“Pensi che le voci siano vere? Non ho mai visto il principe dal vivo poiché ha lasciato la regione appena raggiunta la maggiore età. Dato che è previsto un banchetto per la vittoria in suo onore, mi infilerò tra i curiosi! Si preannuncia una dura concorrenza…”
Hongyi sembrava tanto affascinata quanto disgustata. Alla fine la questione era poco rilevante.
Con le mani incrociate dietro la testa, Yeongyo contemplava il cielo. Uno stormo di uccelli migratori tornava dal sud, annunciando le primizie della bella stagione. La loro presenza coincideva con la fine della campagna militare contro i Barbari. Non volendo in alcun modo svelare la sua attrazione per Samagang, il segretario borbottò con voce cupa:
“Il principe pensa solo agli uccelli. Non mi stupisce che non abbia ancora trovato una compagna!”
“È naturale quando si è protetti da una divinità animale, no?” ribatté Hongyi. “Così si spiegherebbero le sue innumerevoli qualità. Descrivimelo! Tu hai già avuto la fortuna di incrociarlo!”
Non c’erano dubbi, la domestica era ossessionata dal fisico di Geonwang. Come biasimarla? Tutta la casa si interessava al quarto figlio dell’imperatore da quando un messaggero aveva confermato il suo arrivo imminente al fianco di Samagang.
I due avevano simpatizzato durante gli studi alla Scuola di Lettere Antiche. Yeongyo talvolta doveva assisterli, ma non al punto di dover sfidare le differenze sociali.
“Mi dispiace, non ho mai osato guardarlo in faccia.”
“Prova lo stesso! Avrai comunque un’idea del suo aspetto!”
Il segretario sospirò di stanchezza quando una figura delicata e slanciata emerse dai suoi ricordi.
“Era incredibilmente seducente…”
Si erano incontrati molto tempo prima. Secondo quanto diceva Hongyi, il principe era rientrato subito nella sua tenuta e Yeongyo non aveva più avuto notizie.
La sua unica preoccupazione era Samagang.
Yeongyo l’aveva seguito come la sua ombra per tredici anni. Anche nell’istituto prestigioso riservato ai figli dell’alta nobiltà o mentre Samagang assicurava la sicurezza del principe nel palazzo estivo. Sfortunatamente, dovette rinunciare ad accompagnarlo sul campo di battaglia a causa di una caduta dalle scale. Taewi decretò che la ferita alla gamba lo rendeva incapace di partire per il fronte. In realtà, non aveva nessuna voglia di separarsi da un segretario così competente.
Samagang era sulla via del rientro dopo tre anni. Sicuramente più virile che mai.
Yeongyo si rialzò lentamente. Nonostante strizzasse gli occhi, il buio gli impediva di distinguere qualsiasi forma. Avrebbe voluto avere una divinità animale come Geonwang per volare fino alla persona amata. Inghiottì il dolore e cominciò a scendere nuovamente dalla collina.
“Aspettami” esclamò Hongyi. “Non è carino abbandonarmi!”
Si levò una brezza mentre la fanciulla seguiva i suoi passi. L’aria notturna trasportava un dolce profumo primaverile che ricordava il sorriso di Samagang.
***
Erano passati otto giorni e nella dimora signorile l’eccitazione era palpabile. Samagang aveva superato il punto di controllo a sud-ovest. Solo una mezza giornata a cavallo lo separava dalla Capitale.
Il personale era allegramente all’opera per accogliere il proprio eroe. Yeongyo andava avanti e indietro quando lo chiamò l’intendente:
“Vieni, ragazzo! C’è un problema nel registro.”
Il giovane teneva i conti da qualche anno e l’intendente si limitava a verificare il risultato finale. Yeongyo scorse rapidamente le colonne. La lista delle acquisizioni non corrispondeva con l’inventario. Aveva commesso un errore per l’impazienza di rivedere Samagang.
“Scusi, capo, mi sono sbagliato.”
“Che succede? Eri un modello di rigore e precisione.”
“Mi passi il documento, correggo subito il numero.”
Yeongyo si perse di nuovo in scuse prima di procedere alla rettifica. Si vergognava per la propria negligenza.
“E ora fila subito a cambiarti! Non puoi accogliere il tuo superiore in questo stato.”
Il segretario diede una rapida occhiata al suo abbigliamento. Portava un vecchio completo di cotone che non era né macchiato, né bucato. Cosa c’era che non andava? In ogni caso, l’amore meritava uno sforzo di eleganza.
“Intesi, non ci metterò molto.”
Si recò nella camera situata in fondo al padiglione dei domestici. La stanza di appena 6,5 m² ospitava solo un tavolino basso e un armadio di piccole dimensioni. Finì per tirarne fuori una tunica comprata al mercato poco prima della separazione. Il giallo brillante ricordava la forsizia. Il colore non era per niente maschile, ma l’entusiasmo di Samagang aveva vinto la sua riluttanza.
Yeongyo non aveva ancora inaugurato l’abito di seta. Era il momento giusto per farlo. Con il cuore a mille, infilò la tunica preziosa.
Samagang sarà qui tra un attimo.
Dal cortile sopraggiunse un forte baccano. Yeongyo uscì in fretta e furia. Tutti gli occupanti del castello erano lì riuniti. Sagome di cavalieri si delineavano verso le porte spalancate, tutti sfoggiavano delle armature. Gli occhi di Yeongyo erano incatenati all’uomo che montava un cavallo marrone. Non esisteva nessun’altro per lui.
Colui che avanzava orgogliosamente sotto il sole allo zenit era proprio l’uomo dei suoi sogni.
Yeongyo appoggiò i palmi delle mani al petto per calmare il suo cuore impazzito. I tratti di Samagang diventavano sempre più netti secondo dopo secondo. Il segretario si rese improvvisamente conto di una presenza estranea.
“Chi è?”
“Ehm…ma…”
“Sua Signoria ha portato una fanciulla?”
La sorpresa era generale. I presenti fissavano la sconosciuta che condivideva il cavallo dell’erede, i bisbigli correvano veloci.
“Un po’ di silenzio!” tuonò l’intendente.
Ma i piccioncini avevano l’aria così innamorata che il baccano non accennava a diminuire. Con gli occhi spalancati, Yeongyo continuava a scrutare Samagang torcendosi le mani. Un dolore sordo gli pulsava nel petto mentre i suoi pensieri vacillavano. L’erede del clan raggiunse finalmente l’ingresso, scese da solo da cavallo e si fermò di fronte a Taewi.
“Buongiorno, padre.”
Samagang sfoggiò un sorriso smagliante. L’affascinante efebo era diventato un bell’uomo sicuro di sé.
“Ben ritrovato” rispose Taewi guardando furtivamente l’ospite.
Yeongyo lo imitò con discrezione. La ragazza, sui vent’anni, guardava i padroni di casa con un misto di pudore e curiosità. In realtà, spiava soprattutto Taewi.
Chi poteva essere?
Di che natura era la loro relazione?
La risposta sembrava scontata, a giudicare dalla complicità della coppia. Yeongyo non era pronto ad affrontare la verità. Eppure sapeva che prima o poi la mazzata sarebbe arrivata. La sua passione per Samagang non aveva futuro. Era rassegnato ad accontentarsi del ruolo di servitore e confidente fino alla morte. Ma ora, la brutalità della situazione lo lasciava sconvolto.
“Da quanto tempo, Yeongyo.”
Samagang si allontanò dal padre per rivolgergli la parola. Quest’ultimo alzò il mento e si lisciò la tunica. Nel caso in cui la stoffa con i riflessi di forsizie facesse rivivere alcuni ricordi al suo superiore.
“Ti affido la mia amica!” affermò l’erede. “Prenditi cura di lei, il viaggio è stato stancante.”
I suoi occhi di velluto divoravano la giovane donna mentre parlava con la sua voce sognante. Incapace di emettere alcun suono, Yeongyo guardò entrambi con aria stupita.